Italienische Übersetzung unseres Artikels "Drosera
glanduligera: der Sonnentau mit Schnapptentakeln" Drosera
glanduligera: la drosera coi tentacoli a scatto Un pacco da Richard Davion, Australia Guardare per diverse ore la copia di una copia di una videocassetta amatoriale può essere spossante, anche se questa mostra gli interessanti habitat di una pianta carnivora australiana. Le riprese del sudaustraliano Richard Davion mostrano infatti alcune piante di Drosera glanduligera, coi loro fiori arancione, che crescono proprio a ridosso del suo terreno. Con un ago lo si vede picchiettare più volte le foglie collose, apparentemente senza sapere di preciso cosa aspettarsi. Queste foglie possiedono, oltre ai normali tentacoli collosi, altri peli sprovvisti di colla e fortemente allungati verso l’esterno. Ed ecco, all’improvviso, qualcosa a cui subito non riusciamo a credere: uno di questi tentacoli scatta e si piega in una frazione di secondo verso il centro della foglia. Una drosera veloce come una dionea? Il fenomeno si ripete subito con la foglia vicina. Con gli occhi spalancati, riguardiamo la scena mille volte, controllando che il filmato non sia manipolato. Ma no, la velocità è reale, e ci rendiamo subito conto di trovarmi davanti ad un nuova, entusiasmante scoperta del mondo delle piante carnivore. Per primi mostriamo il fenomeno nel nostro DVD Quer durch’s Karnivorenbeet1 (“Viaggio nella torbiera carnivora”, NtT), apparso nel 2004.
Nel marzo del 2004 ricevemmo da
Richard diversi semi di questa drosera, già considerata la più veloce
del mondo, con l’indicazione geografica. D. glanduligera è
annuale, molto diffusa in Australia del sud; coltivarla però davvero
difficile, poiché cresce nel periodo freddo, quando le temperature
notturne sono vicine a zero gradi: se la temperatura diurna è troppo
elevata, o troppo poco diversa da quella notturna, la pianta vegeta
soltanto senza fiorire. In aggiunta a ciò, è già un successo vederla
germinare in serra; non piacerà a chi ama le drosere di grandi dimensioni,
dal momento che la rosetta adulta in fiore, presso la nostra serra, misura
solo 15-20 mm di diametro, cosa che la fa rassomigliare più a una drosera
pigmea (gruppo al quale peraltro non appartiene). Per coloro che non
disdegnano una specie così minuta, però, ecco di seguito la nostra
esperienza di coltivazione.
Coltivazione: non proprio facile Nell’aprile 2004 mettemmo 60-70 semi nel consueto substrato torba/sabbia di quarzo/pomice (in vaso da 12 cm), bagnammo bene e aspettammo. Dapprima non successe niente, e il vaso rimase esposto in pieno sole tutta l’estate, immerso in acqua. Quindi di colpo, a metà ottobre, come ubbidendo a un ordine, dozzine di semi germinarono insieme. Puntuale arrivò anche una telefonata da Andreas Fleischmann, a cui avevamo dato dei semi in occasione di un incontro regionale della GFP a Hof, presso cui stava succedendo esattamente lo stesso. In serra fredda, le temperature minime notturne erano ora tra 5 e 12°C, a seconda del tempo, con umidità dell'aria vicina al 100%; di giorno e al sole, però, arrivavano ancora a 20 - 26°C. A dicembre aggiungemmo una lampada agli ioduri metallici da 400 W per l'illuminazione artificiale, molto gradita sia dalle drosere tuberose, che stavano iniziando a spuntare anch'esse, che dalle ancora minuscole D. glanduligera. Queste crebbero fino ad essere visibili, grazie al mangime per pesci in fiocchi macinati somministrato con le pinzette ogni 14 giorni... cosa che ruba un mucchio di tempo! Tra dicembre e febbraio le temperature diurne raggiunsero di rado i 25°C, mantenendosi in generale tra i 12 e i 20°C. A febbraio 2005 le plantule avevano infine raggiunto un diametro di 15-20 mm, ma queste “nanette”, guardate con la lente d'ingrandimento, muovevano già rapidissime i tentacoli sulle prede. A marzo, finalmete, le temperature diurne risalirono a 25°C e oltre, e una dozzina di piante si preparò a fiorire. I tentativi di riprendere i piccoli fiori arancioni (3-4 mm) naufragarono miseramente fino a che non ci fu chiaro che si aprivano solo al mattino, tra le 9.20 e le 10.50, solo una volta e in un unico giorno. Poche settimane dopo la fioritura le piante appassirono, lasciando a una capsula gonfia di semi il compito di dar luogo alla generazione successiva. Confronto con D. burmannii e D. sessilifolia Le osservazioni fatte cibando le mie piantine con le pinzette confermano in tutto e per tutto le riprese video di Richard Davion; i tentacoli sono talmente sottili, però, che con la nostra Canon DV in modalità macro potemmo filmarne il movimento, ma non osservarne la struttura precisa. Così tirammo fuori il nostro microscopio USB, che pur non dotato di una grande definizione, riesce sempre a portare alla luce dettagli inaspettati. Per rendere più interessante la ricerca, riprendemmo con le stesse tecniche D. burmannii e D. sessilifolia (a sinistra). Queste due specie provengono da regioni tropicali e sono dotate anch'esse di tentacoli allungati senza colla che si muovono dall'esterno all'interno della foglia, tanto che detenevano fino a quel momento il primato “ufficioso” del movimento tentacolare più rapido nell'ambito del genere. Già nel 1993 avevamo ripreso il movimento di D. burmannii, con un video mostrato in Reiseziel Insektivoren2 (“Destinazione insettivore”, NdT). In quelle riprese, ai peli occorrevano circa 15-20 secondi (a 25°C) per raggiungere, piegandosi, il centro della foglia. Ripetemmo l'esperimento in serra, alla medesima temperatura, e stavolta il movimento avvenne in 10-20 secondi, un tempo comunque quasi uguale. D. sessilifolia raggiunse la stessa velocità, cosa che non ci stupì più di tanto: il movimento a scatto di D. glanduligera, che avviene in frazioni di secondo, surclassa decisamente le prestazioni di entrambe, fino ad allora considerate primatiste!
Un’inedita struttura dei tentacoli Con il nostro microscopio USB è stato sempre molto faticoso riuscire a fare riprese utilizzabili, perché nel regolare il fuoco della lente da 200 ingrandimenti si colpiscono continuamente le piante. Quando però riuscimmo finalmente a vedere sul monitor qualcosa di riconoscibile, rimanemmo di stucco, poiché vedemmo qualcosa che proprio non ci aspettavamo. Le estremità (teste) dei tentacoli marginali allungati delle tre specie avevano infatti una struttura totalmente differente rispetto a quella dei tentacoli collosi. In D. burmannii (a sinistra) misurano circa 1 mm di lunghezza al massimo e hanno sulla faccia superiore una sorta di "cuscino" allungato che spinge la preda verso il centro della foglia, dove sono i tentacoli con la colla. Il movimento avviene per piegamento dell'intero tentacolo, in particolare del terzo inferiore, grazie all’improvvisa variazione della pressione idrostatica nelle cellule interessate. Un meccanismo che, seppure molto più lento, riscontriamo anche nelle drosere del nostro Paese (il riferimento è alle specie tedesche, alcune delle quali sono presenti anche in Italia, come D. rotundifolia e D. anglica - NdT) In D. sessilifolia (a destra) le teste dei tentacoli sono visibilmente più piccole (appena 0,25 mm circa), ma hanno la medesima struttura “a cuscino". A circa 0,2 mm dalla testa il tentacolo si assottiglia, e riacquista il proprio diametro nel punto in cui si congiunge con la testa stessa. Anche il movimento dell’intero tentacolo è molto simile a quello di D. burmannii, con in aggiunta una rotazione in corrispondenza del restringimento del tentacolo; grazie a ciò, la preda subisce una pressione ancora più marcata verso il centro della foglia. In D. glanduligera è però tutto diverso! Il corpo del tentacolo (a sinistra; cliccare per ingrandire) è per circa metà lunghezza di spessore omogeneo, quindi c'è una sorta di articolazione (!); qui il tentacolo diviene visibilmente più sottile, e si assottiglia ancora progressivamente fino alla testa. Il movimento avviene in corrispondenza dell'articolazione, una struttura ancora non descritta (o perlomeno non ci è noto nulla di scritto a riguardo); questa, sollecitata con una pinzetta, produce come una frattura (vedi foto), su cui la parte superiore, più sottile, semplicemente si abbatte! Ciò appare semplicemente impossibile per il tentacolo di una normale drosera. Del tutto incredibile appare anche la struttura della testa del tentacolo, che cela inoltre il meccanismo d'innesco. Purtroppo questa misura appena 0,05 mm… a questo punto, anche la risoluzione del nostro microscopio USB è ormai giunta al suo limite. La nostra speranza di poterla mostrare è affidata al talento del nostro secondo presidente, Ansgar Rahmacher, nell’elaborazione fotografica. La testa del tentacolo mostra una struttura piatta, divisa a metà, dove, su un minuscolo stelo, si trova una sfera rossa, la cui superficie ricorda le emergenze gialle di D. hartmeyerorum. E' probabilmente il contatto con essa che attiva il movimento a scatto del tentacolo. Per chiarirne esattamente la funzione, però, bisognerebbe esaminarla con un microscopio a scansione elettronica. Evoluzione
dei tentacoli di drosera
Nel DVD Quer durch’s Karnivorenbeet1 abbiamo anche tradotto e inserito una relazione del prof. Stephen Williams (USA), tenuta in occasione dell’incontro mondiale ICPS del 2000, in cui si mostrava come i peli grilletto sensibili al movimento di dionea e aldrovanda si sarebbero evoluti dai tentacoli delle drosere loro progenitrici. E’ anche noto che i peli allungati presenti in alcune specie di Drosera (ad es. in D. burmannii), che non producono colla e si differenziano dai tentacoli “normali “, servono anch’essi alla cattura delle prede. Ciò che appare invece oscura, ora come prima, è la funzione delle emergenze gialle presenti sulla sola D. hartmeyerorum, peraltro derivate inequivocabilmente dai tentacoli normali. Da ora, anche D. glanduligera dovrà essere considerata una specie di drosera con una sua specifica struttura dei tentacoli; ma non è tutto, dal momento che Dionea muscipula e Aldrovanda vesiculosa perdono il loro carattere di unicità tra le specie carnivore: non sono più le uniche a possedere un meccanismo a scatto la cui velocità sia misurabile in decimi di secondo. Mediografia: I. e S. Hartmeyer, Quer durch’s Karnivorenbeet, 2004, DVD privato (disponibile anche in inglese, col titolo A Hunting Veggies Cocktail) I. e S. Hartmeyer, Reiseziel Insektivoren, 1995, DVD privato (disponibile anche in inglese, col titolo Beautiful and Hungry - part II) I. e S. Hartmeyer, Drosera: Schnelltentakel und Landescheinwerfer, 2006, DVD privato (disponibile anche in inglese, col titolo Snap Tentacles and Runway Lights) McPherson, S., (2008) Glistening Carnivores - The Sticky-Leaved Insect-Eating Plants, Redfern Natural History Productions, Poole, Dorset, England |